Modesti capanni di legno costruiti sulla sabbia, erosi dal vento e dal sale, frustati dalla bora e accarezzati dallo scirocco. Lì a subire gli effetti del tempo, lì a raccontare della loro doppia vita: luoghi per pennichelle e cocomerate con gli amici di giorno, e garçonnières dei poveri di notte.
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Ma proprio dall'inquadratura bisogna partire per comprendere il lavoro che Zaffagnini ha compiuto con queste Ville dei sogni
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E' un lavoro a togliere, il suo, di semplificazione, di ripulitura dell'immagine fotografica
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E' la scelta di usare una bassa soglia d'intensità, è un uso pacato della rappresentazione
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Questo indugiare senza ansia sulle cose, questo tempo che non può essere ingannato fa sì che tutti i luoghi diventino osservabili, senza creare gerarchie.
Vilbres Rabboni
dalla prefazione a Ville dei sogni, Ravenna, Danilo Montanari Ed., 2006.